Simbologia del Labirinto

L’immagine del labirinto è spesso legata ai nostri ricordi scolastici, quando forse non si era tanto disposti ad approfondire le motivazioni poste alla base di questo tipo di struttura e il volo di Icaro veniva considerato una scellerata sfida al Sole.
Ormai conosciamo l’evolversi di quel racconto e qui si ferma il richiamo all’opera di Dedalo. L’architetto dell’antichità aveva sviluppato un percorso di tipo univiario, che inevitabilmente portava il pellegrino a raggiungerne il centro. Un’altra via, parallela a questo itinerario, conduceva di nuovo all’esterno. Nulla a che vedere con i complessi labirinti medievali multiviari, che invece rendevano difficoltoso il trovare la strada dell’uscita, rimandando a interpretazioni cabalistiche e occulte. Con il Rinascimento, come già riportato in un altro articolo, l’elemento diviene un divertissement per le sontuose ville di campagna, destinato a intrattenere chi lo percorreva, suscitando in lui preoccupazione e ansia per le difficoltà che andava incontrando per uscirne.
Tornando al labirinto del palazzo di Cnosso, esso presentava otto circonvoluzioni e aveva un significato di tipo astronomico ed astrologico: il percorso iniziava in un punto che rappresentava l’Equinozio di Primavera o nodus. Il cammino ricurvo, altalenante verso l’alto e verso il basso, simboleggiava il percorso del Sole, di tipo bustrofèdico, (dal greco βουστροφηδόν, bustrofedón), in quanto esso ricorda l’andatura del bue che trascina l’aratro lungo il campo (v.immagine 1).
Nella città di Siena, sul lato nord del Duomo di Santa Maria Assunta, una lapide rozzamente scolpita ma di grande valore talismanico e, pertanto, affettuosamente definita «il quadrato magico», recita: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS (v.immagine 2). Queste parole, in un perfetto latino del I sec. d.C., riportano, in qualche modo, all’interpretazione del labirinto antico. La storia narra come, nel 65 d.C., l’imperatore Nerone venisse nominato «nuovo dio Mitra», dando così inizio all’istituzione di culti che si diffusero rapidamente fra le fila delle legioni romane. Il Sator era strettamente legato a questa religione e la sua interpretazione va analizzata seguendo tutte le indicazioni che esso può fornire. Osservandolo, si scopre che, intanto, è una meridiana assoluta, ovvero indica il movimento che il sole compie nel cielo nel corso di un anno. Un primo elemento, dunque, che accomuna il Sator al labirinto classico. Il suo accostamento poi con l’astro ne spiega il valore magico: l’analogia con il sole sarebbe stata, infatti, una protezione dal calore eccessivo. E l’aspetto interessante è proprio il legame con i culti mitraici così diffusi fra le truppe romane, dal Vallo di Adriano fino al confine con i Parti, in piena Asia Minore. Si comprende come, in una situazione di perpetuo rischio di morte, una speranza di vita nell’Aldilà prospettata da quel culto – una anticipazione di quello cristiano – attraesse coloro che erano esposti ai seri pericoli ai confini dell’impero. Il quadrato contiene però altri simboli legati ai culti mitraici: la stella a sei punte e quella a dodici punte. La parola tenet costituisce poi una perfetta croce che si legge in qualsiasi modo la si osservi, con una N centrale che sta ad indicare nodus, il nodo, passaggio dall’emisfero meridionale a quello settentrionale e viceversa: indicazioni che riportano, anche in questo caso, al labirinto classico.

Se, come suggerisce il Professor Gioacchino Chiarini, docente dell’Università di Siena1, leggiamo la scritta in modalità bustrofedica, troviamo: SATOR TENET OPERA TENET SATOR, che va interpretato come “Il seminatore esegue con padronanza il compito affidatogli”, con una ripetizione rafforzativa. Il Sole è visto come l’autore del ciclo delle stagioni e del muoversi degli astri.
Sul quadrato si possono tracciare le posizioni dei simboli dei pianeti, gli assi Cardum e Decumanus, quelli che indicano i solstizi, fino ad ottenere, in forma stilizzata, la cosiddetta stella a otto bracci, riportata sui vessilli con cui le legioni romane andavano in battaglia (v.immagine 3).

La leggenda narra che, il 27 ottobre 312, l’imperatore Costantino ricevesse in sogno l’ordine di impegnare in combattimento le truppe del rivale Massenzio, esponendo sulle insegne i simboli di Cristo.
Per fare ciò Costantino non avrebbe fatto altro che sovrapporre alla croce centrale il simbolo della lettera greca Rho (v.immagine 4) e la stella a otto bracci divenne con questa semplice modifica il nuovo labaro delle legioni.
In sostanza il monogramma, che viene definito come “Chrismon” o “Cristogramma” consiste in una croce, le cui due lettere greche maiuscole Chi (Χ) e Rho (P) non sono altro che i due caratteri iniziali del nome di Cristo.
La religione cristiana mantenne quel simbolo e iniziò a partire da allora ad identificare il Salvatore con la figura del Sole e della Luce. Tale prassi è dimostrata dalla ricca iconografia che lo rappresenta circondato dai raggi solari.
Dopo la breve parentesi pagana di Giuliano l’Apostata, successore di Costantino, il Cristianesimo si riaffermò definitivamente con Teodosio, il 27 febbraio 380 d.C. ed i mitrei furono trasformati in chiese.
Nel Medioevo, molte furono le rappresentazioni sacre che adottavano quell’icona, come, ad esempio, il sole di San Bernardino da Siena e i ricchi ostensori che vengono ancora oggi esposti nei nostri luoghi di culto.
Il Chrismon ha subito nel tempo una trasformazione dal punto di vista grafico, ma ha mantenuto inalterato il suo significato simbolico.
La croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, riassume quei segni, il chi (X) e la rho (P) originari, con l’aggiunta di un’alpha maiuscola (A) e di un’omega (ω) sulla traversa della croce, che rappresentano l’inizio e la fine dei tempi, associate alle lettere I, H, S, V (In Hoc Signo Vinces) poste sul montante e la traversa (v.immagine 5)

Alessandro Gigli Cervi

Immagine 1: Labirinto Classico

Immagine 2: SATOR Siena

Immagine 3: Stella solare a otto bracci

Immagine 4: Chrismon

Immagine 5: Croce costantiniana